a cosa serve il fuoristrada

bell'idea.
sì, bell'idea del cazzo.

180.000 abitanti, 300.000 biciclette

a groningen - olanda - sono stati investiti 40 milioni di euro per la "ciclomobilità": piste ciclabili su tutte le strade, semafori dedicati ai ciclisti, rotonde con corsia per le bici, centro storico vietato a qualunque auto, parcheggi per biciclette ovunque (6.000 posti solo in centro storico), parcheggio custodito gratuito per le biciclette presso la stazione ferroviaria(5.000 posti!).

risultato: 180.000 abitanti e 300.000 biciclette, sulla strada principale transitano 7mila auto e 10mila biciclette al giorno, oltre il 60% degli spostamenti è a pedali.

qui un servizio di report.
in attesa di vedere qualcosa di paragonabile anche in italia.

brum-brum

alzi la mano chi - almeno tra i maschietti - non ha giocato da piccolo con le macchinette facendo brum-brum con la bocca.

l'ho fatto pure io, e mi ci son voluti anni per ritarare i miei sensori e arrivare a capire che quelle robe lì con le ruote e il motore non sono poi quel gran che e che la bicicletta dalla quale ero sceso tanto alla svelta appena avuta l'età motorizzabile, bhé, tanto male non era.

qualcuno invece rimane fermo al mito del giocattolo a motore e anche da grande continua a sognare un hummer con cui fare brum-brum davanti al bar.

speriamo che il bambino nella foto non lasci che oscenità come questa invadano il suo immaginario e si tenga ben stretta la sua biciclettina rossa.

bicicletta vs automobile

questo post è dedicato agli scettici. quelli che quando dico che vado in città in bicicletta anziché in auto (30 km andata/ritorno) sorridono dicendo "ma tu hai tempo". quelli che quando dico che faccio prima in bici che in auto sorridono e dicono "sì-sì" come per assecondare una persona che non è del tutto a posto. quelli che sono convinti che per fare presto la cosa migliore sia mettere il proprio culo sul sedile di un'automobile, quelli che sono convinti che fare presto sia la cosa più importante (chi l'ha detto?).

oggi ho portato la mia auto (ebbene sì - mea culpa - ho un'auto) al concessionario per il controllo periodico (il tagliando, per intenderci). non potendo per ovvie ragioni caricarla sulla bici, ho fatto il contrario: ho messo la bici nel bagagliaio e via. parto da casa alle 7.55, arrivo in concessionaria alle 8.40, ovvero 45 minuti per percorrere circa 20 chilometri (velocità media: 26 km/h). lasciata l'auto in officina salgo in bicicletta e m'avvio verso casa. parto alle 8.55 e arrivo a casa alle 9.35: 40 minuti per percorrere la stessa distanza (un po' più corta perché ho tagliato per il centro, ma anche questo fa parte dei vantaggi della bicicletta), senza correre e senza affaticarmi; e il ritorno è pure in salita.

in bici lungo il po

segnalo questa bella iniziativa ciclo-cultural-gastronomica: gli studenti - tutti - dell'università di scienze gastronomiche di pollenzo viaggeranno lungo il po, dall'origine fino al mare, in barca e bicicletta. è una sorta di viaggio-studio, in cui l'università si muove (si terranno lezioni vere proprie, come fossero a scuola) e incontra gente, paesi, luoghi, culture. il tutto utilizzando mezzi di trasporto "non convenzionali". faranno tappa anche qui, a reggio emilia.
e io ci sarò, ad accogliere, salutare e accompagnare questa bella e simpatica carovana.

maggiori info qui

prima o poi ritorno

per quei tre che ogni tanto passano di qua: non è che sia sparito, eh?
è solo che è un periodo un po' così, che tra cazzi vari la ciclofficina stenta.
e senza bici "in progress" non so che scrivere.
mica sono adriano sofri. ecco.

londra

sono stato alcuni giorni a londra, in occasione del great british beer festival (di questo magari scriverò in un post a parte: un po' fuori tema, ma che birre!).

rispetto all'ultima volta che ci sonon stato - alcuni anni fa - ho visto molte più biciclette. e sono spuntati ovunque parcheggi deidicati alle due ruote, come quello in foto. con rastrelliere vere, fruibili, onnipresenti.
a questo si aggingiungono altre iniziative, come l'applicazione del congestion charging (8 sterline al giorno per entrare in auto in centro) e una seria campagna di promozione dell'uso dei mezzi pubblici e della bicicletta: affissioni (come il bel manifesto nella foto sotto), distribuzione nelle stazioni del "tube" di ottime mappe con i percorsi ciclabili e pedonali.

altro che reggio emilia.

game over

brutta notizia oggi per me.
la società che gestisce l'isola ecologica, mia principale fonte di rottami, ha dato un giro di vite.
per cui niente più operatori benevoli che chiudono un occhio: da oggi non si porta via neppure un chiodo.
addirittura l'imperativo è quello di rompere, danneggiare, distruggere gli oggetti che possono risultare interessanti, per evitare che a qualcuno venga la voglia di provare a portarseli via.

viva il buon senso e viva l'economia.

antifurto

c'è sempre un po' d'apprensione quando si lascia la bici legata da qualche parte. ed è sempre un sollievo scoprire, quando si torna a prenderla, che la nostra amata è ancora la suo posto.
io di solito mi limito a legarla con il cavetto a spirale - che è un po' come fare "buh!" sperando di spaventare il ladro - o al massimo con una catena di medie dimensioni, dato che raramente la lascio incustodita in posti a rischio.

l'immagine è una pubblicità: carina, anche se promette un po' troppo per un antifurto così modesto (un addetto ai lavori parlerebbe di "overpromise").

di bici e di sentieri

diciamo che in montagna mi trovo meglio a piedi che in bicicletta. nel senso che tra monti e boschi - parlo di sentieri - preferisco camminare: lo trovo più logico, più naturale. la bici è fatta per strade e stradine, viottoli e carraie, non per i sentieri di montagna.

mi sono trovato a camminare alcuni giorni fa nella zona di pila, sopra ad aosta. è un piccolo comprensorio sciistico che in estate viene riciclato come "bike planet", con percorsi di diverse difficoltà, impianti di risalita attrezzati per il trasporto bici, noleggio bici, "bike stadium" (che suppongo sia la versione estiva degli "snow park"), e chi più ne ha più ne metta.

il risultato, come si può vedere dalla foto, è che i sentieri sono riservati esclusivamente ai bikers, delimitati da nastri e apposita segnaletica. chi vuole andare a piedi deve percorrere le strade.

a parte i gusti personali: guardavo questi marziani con caschi e imbottiture che nenache nel motomondiale affannarsi goffi per spingere - a piedi! - mezzi che si possono chiamare biciclette solo perché hanno i pedali (li potrebbero benissimo togliere, che tanto mica li usano), robe che se provi a pedalarci davvero stramazzi al suolo dopo 200 metri...

a parte i danni ai sentieri: hanno un bel da dire questi qui che a piedi o in bici è uguale. ho visto i sentieri: sono solchi scavati nel terreno lisci e ripidi. vacci a piedi dopo, se ci riesci...

quello che mi infastidisce è il controsenso di tutto ciò: ovvero il fatto che se vado a piedi non posso usare i percorsi tracciati da e per chi va a piedi, i sentieri, in quanto questi sono stati espropriati da chi usa mezzi - le bici - con i quali sarebbe più logico percorrere altri tipi di tracciati (le strade: qui ci sono bellissimi percorsi da xc, strerrati e carraie che offrono la possibilità di fare escursioni splendide).

per scendere a valle a piedi - ad esclusione della cabinovia - avevo tre possibilità: percorrere a mio rischio e pericolo (e in deroga al regolamento) il sentiero pedonale dirottato ad uso ciclistico (l'ho fatto per un centinaio di metri, poi ho deciso che non valeva la pena rischiare); tagliare a caso tra boschi e prati (una goduria, eh...) o sciropparmi tre ore di camminata sulla strada, dove non c'era traffico, 'ché tutte le bici erano sui sentieri. 'tacci loro...

vacanze

domani parto. mica un gran che, capiamoci, giusto una settimana al fresco per ricaricare le pile.

vado in valle d'aosta, dove dovrò riuscire a concentrare in 7 giorni:
- visite turistico-culturali con la moglie
- passeggiate con il cane
- trekking
- qualche buona mangiata (e bevuta)
- un paio di discese in gommone sulla dora baltea (per la gioia del bambino che è in me)
- una giusta dose di cazzeggio steso sotto un albero o in mezzo a un prato
- qualche giocata a volano (che vacanza è senza il volano?)
- shopping enogastronomico
- (last but not least) un po' di sane pedalate a zonzo per la valle

'azz, sarà più dura che lavorare.

mobilità urbana

con tanto parlare di mobilità e sostenibilità, inquinamento e caos urbano, perché non ho mai visto o sentito un amministratore parlare di soluzioni come questa?
non è nulla di nuovo: il classico, vecchio intramontabile risciò, solo riveduto e supportato da un motore elettrico. oltre alla versione taxi ne esistono diversi modelli per il trasporto di cose (cassonati e persino furgonati!).

invece di star lì a litigare per le licenze dei taxi (a motore, of course), perché i nostri politici non propongono una licenza libera e gratuita, magari con qualche annetto di esenzione fiscale, per chi vuole offrire un servizio con mezzi come questo? magari qualche giovani sarebbero ben felice di mollare l'impiego in qualche cazzo di call-center e provare.

rastrelliere

una cosa che mi fa incazzare di brutto quando sono in giro in bici è la cronica carenza di rastrelliere: arrivo in un paese, una piazza, un cavolo di via, mi guardo intorno e di solito non trovo di meglio di un palo della luce o una cancellata.
dicono che reggio emilia sia il paradiso delle biciclette (come parma, ferrara e amsterdam, per intenderci). in realtà non ho ancora trovato in tutta la provincia una rastrelliera - quando c'è - decente e funzionale.

le rastrelliere sono evidentemente progettate, costruite e poi acquistate da persone che la bici non la usano. altrimenti si accorgerebbero che quelle robe lì sono fatte male.

vedo in giro archetti di metallo, simpatiche spirali, monoblocchi in cemento o pietra, strane creazioni tubolari postmoderne ancorate ai muri... nessuna di tutte queste mirabili architetture tiene però presente due concetti fondamentali:
1. deve essere previsto un appoggio per il telaio della bici, dato che infilare la bici in quelle trappole significa mandare a puttane la ruota (e anche il cambio, se ci metto la ruota posteriore);
2. deve esserci la possibilità di legare la bici (non solo la ruota) senza dover disporre di un metro e mezzo di catena. da questo punto di vista il massimo dell'idiozia sono quelle in cemento: come cazzo la leghi una bici a un blocco di cemento?

per intenderci: questa è una rastrelliera
questa invece è una cagata pazzesca

reggisella/2

trovato!
ho fatto un'incursione in discarica e mi son portato a casa 'sto rottame.
purtroppo il telaio è da buttare (tubo sterzo deformato), ma ci sono un po' di robette discrete ancora attaccate: freni, movimento, guarnitura, sterzo, piega...
tra queste un tubo reggisella da 26,1 mm: esattamente quello che cercavo.

essenzialità

nell'ambiente dei "ciclisti urbani" uno dei temi più in voga - e più dibattuti - è quello dell'essenzialità del mezzo. si discute animatamente su robe del tipo: con o senza freni, cambio sì/cambio no, ruota libera o ruota fissa, manubrio dritto o piega da corsa, con o senza luci... e si fa a gara a chi toglie più roba dalla bici.
ognuno ha le sue insindacabili ragioni. a volte discutibili, ma comunque legittime (l'ultima che ho sentito è di un tale che vuole eliminare una flangia dal mozzo posteriore e ancorare i raggi direttamente al pignone fisso. mah...).

io non so quale sia la soluzione migliore. anzi si.
la bici migliore è quella che ti senti bene sotto al culo.
sia acciaio o alluminio, da corsa, da pista o da rottamare, con ruote grandi o piccole, col freno a disco piuttosto che a contropedale, single speed o a 27 rapporti, coi tubolari superpiuma o con gommazze da guerriglia. non importa.

perché la bici è come le scarpe: nessuno può dirti se ti va bene, e come le scarpe si deve pian piano adattare a chi la porta.

io per dire non ho ancora nemmeno capito che numero ho.

reggisella

alma gaucha è pressoché pronta per l'assemblaggio.
ho raccattato quasi tutti i pezzi: manca solo il reggisella. il problema è che non lo trovo del diametro adatto: al calibro ho misurato 26,1 mm. che cavolo di misura è? tra i vari pezzi che ho sparsi in giro (inclusi quelli montati sulle bici) non ne ho trovato uno che vada bene.
e mica posso mandare un'ottantasettenne - per quanto arzillo - in giro senza sella. e che cazzo.

bici + cane

tra le varie cose che mi hanno per un po' tenuto lontano dai miei rottami (e da questo blog) c'è l'arrivo in famiglia di oleg (il bel soggetto in foto), raccolto per strada in condizioni spaventose: tra controlli sanitari, tolettature e addestramenti mi sta impegnando non poco (ma ne vale la pena!).

mi si presenta ora il problema di come conciliare le mie scorrazzate in bici con le sue passeggiate quotidiane.

la prova guinzaglio è stata un disastro: quando fiuta una traccia il buon oleg tira come un bue, con conseguenti paurosi sbandamenti e altissima probabilità di rovinose cadute.

curiosando in rete ho trovato questo aggeggio (si chiama walky dog) che viene proposto come soluzione ottimale: ma non credo che risolva il problema. e poi rimane il fatto che in italia il codice della strada vieta di condurre cani al guinzaglio in bicicletta.

considerando che l'ipotesi portapacchi+cesto è nel mio caso impraticabile (15 chili di pelosa vivacità sarebbero ingestibili), l'unica alternativa che mi viene in mente è quella del carriolino da trainare (come quelli che si usano per i bambini, non so come si chiami). ma anche questa soluzione non mi piace: poco pratica, pericolosa sulle strade strette delle mie parti, sicuramente faticosa.

concludendo: in vista delle vacanze - che intendo trascorrere in compagnia tanto della bici quanto del cane - devo risolvere questo problema. si accettano consigli.

pisa-venezia

oggi si corre l'ultima tappa del giro d'italia.
la corsa vera è finita ieri, ma oggi è una specie di bis: atleti distesi e sorridenti, stanchi e acciaccati, esausti e spompati, ma felici.
milano: siamo arrivati, fine. ci vediamo l'anno prossimo.

voglio gustarmi gli ultimi chilometri, quando si alza il ritmo e la corsa diventa vera, con le squadre a spingere oltre i cinquanta orari per smorzare gli ardori delle teste calde e preparare il terreno per i velocisti.
il giro è finito, ma milano è sempre milano. mica è come vincere a camaiore.

per cui mi metto lì, sul divano, e aspetto di vedere se bettini questa volta riuscirà a tener la ruota di petacchi.
perché in fin dei conti c'è solo lui, petacchi, e dietro una bolgia di seconde e terze linee, sopravvissuti alle alpi, reduci dello zoncolan, martiri delle tre cime. e in mezzo a loro c'è paolino, il campione del mondo, che ha una voglia di vincere che gli esce dalle orecchie. secondo me sì, oggi vince il grillo.

e mentre son lì - 42 chilometri all'arrivo - senza preavviso la diretta sportiva salta dal giro d'italia a pisa-venezia, che non è un tappone di 400 chilometri bensì una fottutissima partita di calcio, campionato di c1: di colpo mi trovo davanti a uno schermo verde, erba al posto dell'asfalto, calci al posto delle pedalate. come bestemmiare in chiesa.
e infatti bestemmio, smanetto sul telecomando, ma niente da fare: rai tre trasmette un cazzo di partita di calcio al posto dell'arrivo dell'ultima tappa del giro d'italia.
ma vaffanculo.

e paolino? ha vinto paolino? chi lo sa... e poi s'incazzano se non paghiamo il canone.

carbonio?

dopo un caduta, tiralongo ha tagliato il tragurado della 18a tappa del giro d'italia a piedi con la bici tra le mani: metà in un una, metà nell'altra.
mah.

gnocca, alcol e motori

questo è il frontespizio di un pieghevole che ho trovato oggi in cartoleria: pubblicizza il rock monster cross, manifestazione patrocinata da ben due amministrazioni comunali.
il programma include gare di motocross all'interno di un'area verde pubblica, concerti rock, stand gastronomici con "ottima birra e vino" e l'imperdibile concorso miss maglietta bagnata. il tutto ovviamente sotto l'egida dell'immancabile multinazionale della birra.
il trinomio gnocca-alcol-motori funziona sempre: in questo caso ha pure la benedizione dell'ente pubblico.

e siccome nulla accade per caso, ironia della (amara) sorte vuole che i due comuni interessati siano: uno quello di residenza del sedicenne che sì è schiantato in moto poco tempo fa, l'altro quello in cui l'incidente ha avuto luogo.
per la cronaca, il ragazzino è poi deceduto. beviamoci su.

alma gaucha

un telaio pesante. acciaio grossolanamente saldato. vernice da termosifone tirata a pennello.
si chiamerà alma gaucha in onore della sua rusticità e dell'argentina, terra che ha dato i natali alla persona che la cavalcherà.
e che a 87 anni non ne vuol proprio sapere di scendere dalla bicicletta.

sembrava reggio emilia

questa foto l'ho stata scattata alcuni giorni fa a lucca.

il centro storico di questa piccola città, in virtù di una serie di casualità che lo hanno conservato intatto nei secoli, è quasi interamente precluso all'uso dell'auto (qualcuna c'è, ma son davvero poche).
dentro è un tripudio di biciclette, ovunque: per le strade, nelle piazze, lungo il bellissimo giro delle mura. sono molte le rastrelliere per legarle, e dove non ci sono si trovano bici appoggiate e legate "a mucchio" ovunque: pali, recinzioni, marciapiedi, fontane. non si salvano nemmeno i monumenti.
una bella lezione di civiltà nei confronti di altre città - come la vicina firenze - dove le amministrazioni comunali fanno rimuovere le biciclette parcheggiate al di fuori degli spazi consentiti perché intralciano la circolazione e arrecano danno al "decoro" della città (delirante).

diseducazione stradale /2

al mio paese ci sono due strade. due. il resto è stradine, viottoli e carraie.

inutile dire che laddove le due strade si incrociano c'è un semaforo. e c'è il caos. ovvero colonne d'auto, strombazzamenti e guidatori incazzosi. c'est la vie.

oggi, tornando a casa, mi son fermato a comprare un mazzo di cipollotti per farmi un bel pinzimonio e una volta ripartito mi son trovato a dover attraversare la strada in prossimità dell'incrocio.

una nano-biondazza-ossigenata, ferma in colonna, stava col suo mercedes nero sulle strisce pedonali, mentre un'eroica ottantenne col bastone cercava di insinursi tra il chilometrico cofano della sua bara ambulante e il culo del furgone che la precedeva.
son passato anch'io, facendo attenzione a non scalfire coi pedali della bootleg il paraurti della merdacess, poi mi sono accostato al finestrino e ho fatto gentilmente notare alla biondazza che sotto la sua cazzo di macchina ci stavano le strisce. e lei mi fa (letterale): "la vecchia è passata lo stesso, dovevo fermarmi là in fondo???"
dove "là in fondo" significava fermarsi un metro e mezzo prima.

mi sono limitato a darle della cafona incivile.
l'ottuagenaria, che col suo passo incerto aveva intanto "divorato" altri dieci metri, rideva sotto i baffi.

oggi mi son fatto una nemica, ma anche un'amica. coi baffi :-)

diseducazione stradale

due cose viste oggi in città:

uno
passando davanti a un'edicola ho buttato lo sguardo sulla locandina di un quotidiano locale, e la notizia era questa: "si schianta in moto - sedicenne in coma".
la stessa locandina riportava in testata una pubblicità, proprio sopra la notizia.
per la precisione la pubblicità di un videogioco.
per la precisione la pubblicità di un simulatore di gare automobilistiche clandestine (il nome era una roba tipo tuning&qualchecosa).
ecco.
prima li alleniamo a sgasare, sgommare e schiantarsi virtualmente.
poi a sedici anni li mettiamo su una moto vera.
e ovviamente quelli sgasano e sgommano. e ovviamente si schiantano.
però per davvero.

due
mentre riflettevo un po' stranito su questa cosa, ho sentito uno alle mie spalle gridare dell'imbecille a un altro, che ha risposto reclamando la precedenza. è finita con un paio di 'fanculi, e ognuno per la sua strada.
erano due in bicicletta, gli unici due ciclisti - a parte me - nel raggio di almeno un chilometro. e son riusciti a litigare su chi dei due avesse diritto di precedenza.
che tristezza. davvero una grande pera.
non so se c'è una morale in questo.
l'unica cosa che mi vien da pensare è che un italiano è sempre un italiano, anche in bicicletta.
davvero credo che non ci sia nessuna speranza.

rocky mountain :-)

mia moglie dice che dovrei smetterla, ma quando l'ho vista non ho resistito è l'ho portata a casa.

è una vecchia rocky mountain in acciaio con forcella scott e componentistica xt, tutto piuttosto vintage, come si suol dire.
potrei farne un buon mulo da xc, tento per cominciare a scorrazzare un po' in fuoristrada, oppure la risistemo con quel che trovo e il primo che la vuole se la piglia.
l'importante è che non sia finita sotto una pressa.

ospitalità

questa è una veduta aerea di puianello, reggio emilia.

qui è dove vivo, lavoro, coltivo l'orto, produco ottime marmellate e un pessimo vino. e smembro biciclette.
vi trovaste a passare da queste parti e servisse un bicchiere d'acqua (o di lambrusco, a vostro rischio e pericolo :-)), una brugola in prestito o - perché no - un letto per dormire, contattami.

potete rintracciare la località su critical map.

le biciclette dell'opg


a reggio emilia c'è una piccola cooperativa sociale nata da un progetto voluto dall'assessorato ai diritti di cittadinanza e pari opportunità e rivolto a pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario (opg): è la cooperativa sociale "prima o poi", che si propone di offrire opportunità di reinserimento sociale e lavorativo agli ospiti dell’opg attraverso attività sociali, formative e lavorative.

attraverso un percorso gestito da un ente di formazione (enaip), la cooperativa è approdata alla gestione di alcuni servizi per conto del comune:
- gestione di bicittà, il servizio di noleggio biciclette situato in alcuni parcheggi scambiatori alle porte del centro storico cittadino;
- recupero e riparazione di biciclette provenienti in gran parte dal magazzino del comune, da privati, da isole ecologiche attrezzate e da centri di raccolta materiali ferrosi. queste bici vengono riadattate all'uso e commercializzate all’interno dell'opg o presso punti vendita allestiti in occasione di fiere e manifestazioni;
- servizio pronto intervento bici, che consiste nella possibilità di ricevere assistenza domiciliare a costi modesti, con la possibilità di utilizzare una bici sostitutiva nel caso in cui la riparazione necessiti di una permanenza del mezzo in officina.

il primo maggio la cooperativa era presente nella piazza centrale della città con un punto vendita: in poche ore sono state vendute oltre venti biciclette a un prezzo compreso tra i 20 e i 60 euro.
venti ciclisti in più a reggio emilia :-)

centraruote

questa non è una replica della nota opera di marcel duchamp, bensì l'anteprima del mio centraruote, costruito con:
- una vecchia forcella da mountain bike con battuta allargata
- una base per sedia da ufficio (quante cose si possono fare con 'ste basi da sedia, e quante se ne trovano buttate via!)
- 5 gommini fermaporta utilizzati a mo' di piedini antiscivolo, fissati alla base con viti per mobili da cucina (god bless ikea!)
- un tubo piegato a U di origine ignota
- due viti per tasselli con gancio (il gancio funge da leva per vitare/svitare a mano) e svariate rondelle.

mancano le viti di registro e una buona taratura dello strumento.

critical map

"critical map è uno strumento per promuovere un'idea di mobilità sostenibile che ha al suo centro la bicicletta" (manifesto)

è attiva la versione definitiva di critical map, progetto di ciclocartografia partecipata: una piattaforma comune che permette - a chi si muove in bicicletta - di fissare la propria visione dello spazio urbano sulla mappa delle nostre città.

l'originale (o quel che ne resta)

siccome l'ho citata più volte la metto qua, così si vede di che parlo.
è una bootleg stray rats: un onesto mezzo di trasporto, affidabile quanto basta, fighino quanto non guasta ;-)

rispetto all'allestimento di serie ho cambiato buona parte della componenstistica, cercando di alleggerire l'impostazione e adattarla a un uso ibrido:
ruote 24 raggi e coperture stradali da 1,5" (in origine montava roba più pesante e "fuoristradistica"), freni deore e leve lx, guarnitura monocorona da 44 al posto della tripla originale, una bella sella in pelle, attacco manubrio deda con piega flat, appendici corte e un semplice comando cambio "a levette" di recupero al posto degli ingombranti revoshift originali.
la forcella è piuttosto modesta, ma per una bici da lasciare legata a un palo direi che va bene così.

con questa posso scorrazzare per le stradine del mio paese e fare incursioni in città, passare tranquillo dall'asfalto allo sterrato ai lastricati del centro, farmi qualche tornante sulle colline qua intorno e delle discrete andature sulle strade che scendono verso la bassa.
in definitiva un buon mezzo tuttofare, cui manca ancora il tocco di classe: un bel mozzo nexus, così da poter eliminare anche il deragliatore posteriore e godermi il leggero fruscio di una (finta) single-speed.

a cosa serve

ieri pomeriggio ero fermo in un'assolata piazza, con temperatura praticamente estiva. d'improvviso la bootleg, posteggiata alle mie spalle, ha emesso un sinistro sibilo: pssssss!... ruota a terra. così di botto, da fermo. autoforatura da troppo sole.

con questo ho scoperto a cosa servono i nastri paranipples, che nella mia beata ignoranza non avevo montato sui cerchi nuovi.

cicli su ebay

oggi mi lancio in un'analisi di mercato (booom!).

curiosando su ebay sono andato a guardare i trend, ovvero le classifiche degli oggetti più cercati, e ho selezionato la categoria ciclismo in quattro diversi siti nazionali: italia, usa, germania e gran bretagna: i risultati sono quelli riportati sopra.

la prima cosa che si nota è che il mercato più vivace e variegato è quello usa: si va dal track (c'è un gran fermento di fissati!) alla nicchia 29er (a quanto pare anche l'mtb sta virando verso le ruote "grandi"), passando per il ciclocross. la presenza in top ten di bianchi e colnago conferma l'interesse che le biciclette italiane destano oltreoceano.

e in italia? a giudicare dalla classifica pare esserci una gran ricerca di componentistica e accessori (ruote, telaio, guranitura, forcella, scarpe) a differenza degli altri siti eurpei dove ci sarebbe più interesse per le bici complete. questo potrebbe essere lo specchio di un popolo di appassionati della brugola, o più verosimilmente di una ricerca ossessiva del componente "model year" per avere sempre la bici all'ultimo grido (basta farsi un giro su qualche forum specializzato per capire cosa intendo).

in realtà l'offerta di componentistica è ben più ampia (e conveniente) in germania o uk che non in italia: in questo caso forse non vale il detto "chi cerca trova".

ciclofficina

mi sono pian piano trasferito dallo scantinato buio e polveroso in cui lavoravo prima e ho preso possesso di una parte del garage, fingendo di non cogliere gli sguardi contrariati di mio suocero (in fin dei conti è casa sua): per tenerlo buono, gli ho promesso una bicicletta tutta per lui (in foto è quella sul trespolo).

in primo piano ci sono invece gli altri telai in lavorazione: la viner destinata a singlespeed da città per un amico, la rauler da fissare (in effetti la sto tirando un po' per le lunghe) e una bianchi sulla quale al momento non ho progetti.

scrap rats

ho terminato la bicicletta di mia moglie (in tempo per la gita di pasquetta!): ho montato un cambio completo anteriore-posteriore, sennò alla prima salita lei mi uccide :-)

il telaio è di recupero, così come tutta la componentistica (a parte la sella: nonostante il mio appello non sono arrivate donazioni).

un grosso grazie va comunque alla mia bootleg, che si è lasciata smembrare e ha generosamente donato svariate sue parti: il nome scrap rats è ovviamente un omaggio - l'ennesimo - alla progenitrice/donatrice. prima o poi dovrò dedicare un post anche a lei.

questa l'immancabile scheda tecnica:
- telaio mtb-lady in acciaio (con tubo verticale accorciato per rubare un paio di cm in altezza)
- componentistica originale: serie sterzo (revisionata), attacco manubrio, cambio anteriore e posteriore shimano sis, catena, tubo sella e collarino
- movimento centrale assemblato (egregiamente) con parti di svariata provenienza
- ruote, coperture, guarnitura, pedali, freni v-brake e leve freno, comandi cambio revoshift, piega e manopole avanzati dalla bootleg
- portapacchi da sitibàic
- sella selle italia lady nuova

filo di ferro

bastano 15 cm di filo di ferro per costruire un utensiletto estrememente pratico: si piegano a U le due estremità e si ottiente un attrezzo che permette di rimagliare comodamente la catena senza che questa scappi via tra le mani mentre si reinserisce il perno.

cambio cambio

cercavo un comando separato shimano per cambio a 7 velocità - tipo rapidfire - per sostituire i comandi revoshift della bootleg, che reputo orribili, ma non si trova: è fuori produzione. le alternative sono il comando a 8 velocità o i comandi integrati nelle leve freno (ancora più orribili). provvisoriamente ho ripiegato su un vecchio comando di recupero un po' malconcio.

ieri sono stato da un sivende per cercare qualcosa di meglio, e lui mi ha detto: chettifrega, con 20 euro metti una cassetta da 8 pignoni. io gli ho gentilmente fatto notare che non voglio 8 pignoni, dato che 7 sono già più di quelli che mi servono; e poi desidero solo cambiare i comandi, non i comandi + i pignoni + il corpetto ruota libera + la catena.
e lui mi fa: appunto, spendi meno se compri una bici nuova.
ma vaffanculo, va'.

con testa / senza testa

assemblando bici può capitare di dover far convivere componenti di diverse "generazioni" e comunque basati su diversi standard tecnici o dimensionali.
nel caso dell'attacco manubrio è possibile montarne uno di nuova concezione - per cannotto e serie sterzo aheadset - su una classica forcella filettata da 1 pollice (o da 1 e 1/8). basta utilizzare questo adattatore a expander al posto della classica pipa: si trova a partire da 5 euro, inclusi gli adattatori per i diversi diametri del tubo forcella e dell'attacco.

cicloabatjour

in un armadio in soffitta - tra le vecchie cose di mia moglie - ho trovato questa singolare lampada da tavolo, di cui ignoro la provenienza.
me ne sono ovviamente subito appropriato e l'ho piazzata in bella mostra nel mio studio.

guarnitura e rondelle

il primo semplice passo da fare per essenzializzare la bici è far fuori il cambio anteriore, di cui sono ormai inutilmente dotate anche le bici da passeggio: se non si fanno grandi salite o escursioni sui sentieri di montagna non serve a nulla.
quindi via il deragliatore anteriore, il comando e il relativo cavo e via le corone supplementari (tutti ammenicoli in meno).

per non dover acquistare delle boccole di serraggio apposite per corona singola, è sufficiente inserire degli spessori: vanno benissimo delle rondelle di ottone (come quelle che si mettono nei cardini delle porte): pochi centesimi e la guarnitura è a posto.

se si vuole conservare il cambio posteriore e sfruttare più rapporti possibili (si arriva tranquilli a 6, il 7° ci sta anche se un po' tirato) è consigliabile montare la corona internamente alla guarnitura, in modo da avere una linea di catena accettabile anche quando si usano i pignoni più grandi (che solitamente sono destinati all'accoppiamento con le corone interne), evitando una eccessiva torsione della stessa.
si può provare montando la corona e le rondelle in posizioni diverse, fino a trovare la soluzione più adatta.

attrezzi

qualche mese fa ho acquistato una cassetta di attrezzi per la manutenzione della bici, spendendo circa 35 euro. prima mi ero arrangiato con quel che avevo, poi ho pensato che per farmi un minimo di "parco utensili" potevo partire da questi.

gli attrezzi si sono rivelati di scarsa qualità: non che per quella cifra mi aspettassi roba professionale, ma funzionale sì.
invece: lo smagliacatene si è rotto al primo uso, idem i levagomme (di plastica rigida). la chiave per la ghiera del movimento centrale ha tenuto botta per un paio di applicazioni, poi si è aperta. la chiave a sogliola per la serie sterzo (usata 2-3 volte) mostra già segni di usura notevoli, quelle per la regolazione dei mozzi stanno prendendo la stessa strada.

consiglio: anche se la spesa è modesta, non credo valga la pena acquistare questi kit economici, che vanno bene per chi fa mantuenzione occasionale, non per chi smanetta frequentemente sulla bici.
meglio procurarsi solo gli utensili veramente necessari, ma scegliendoli di buona qualità.

in fin dei conti, se si hanno in casa un minimo di attrezzi "generici" (cacciavite, chiavi inglesi, chiavi a brugola, pinze e robe simili) ciò che serve davvero è:
- estrattori (pedivelle, movimento centrale, ruota libera e pacchetto pignoni): non sono tutti standard, per cui ne possono servire diversi a seconda di marca/modello del componente
- chiavi a sogliola (serie sterzo, movimento centrale, coni dei mozzi ruota), non indispensabili ma più pratiche di chiavi normali
- smagliacatene (si trova per 3 euro al supermercato)
- chiave tiraraggi (anche questa per pochi euro al supermercato) nel caso si voglia provare l'ebbrezza di mettere mano alle ruote
- levagomme (come sopra: pochi euro al supermercato), più efficaci in metallo, ma possono segnare i cerchi: meglio in plastica (non di plastica rigida perché si rompono!)

ah, dimenticavo... lo svitol!

ladybike

trovata la bici per la mia signora.
telaio mtb lady in acciaio, un po' di robetta da sistemare ma condizioni generali buone.
ci metto su due ruote seminuove che ho in casa e una guarnitura shimano di recupero. il resto della componentistica per adesso è quel che c'è di serie, in attesa di trovare materiale per un buon upgrade.
mi manca la sella: si accettano donazioni :-)

ciclinfelici

questa rientra in pieno nella categoria dei cicli infelici.
l'ho raccolta così alla solita discarica, piena di ragnatele e polvere.
due cinni avevano già fatto fuori le ruote.
vediamo cosa si può fare per lei.

urban rats

ecco la bestiolina (qui prima dell'intevento), ribattezzata urban rats in onore della sorella maggiore stray rats - bootleg, of course - dalla quale ha ereditato il carattere guerriero (oltre alla sella!).

per gli appassionati questa è la scheda tecnica (ah-ah):
- telaio in acciaio monotrave pieghevole con portapacchi integrato (!), completo di: forcella, serie sterzo, attacco manubrio, freno anteriore, tubo e collarino reggisella (gentile "omaggio" dell'isola ecologica di montecavolo)
- piega turistica in alluminio (avanzata dallo smembramento della gloriosa rauler)
- sella velo (quella della bootleg)
- movimento centrale, guarnitura in alluminio ofmega, pedali, monopole, leva freno, cavo freno e guaina prelevati da diverse vecchie mtb (stessa provenienza della graziella)
- corona bianchi in alluminio sottratta a una guarnitura da corsa
- ruote originali, brutalmente e approsimativamente verniciate di nero
- coperture kenda kontact 20x2.25 (mooolto aggressive!); le camere d'aria sono invece quelle originali (complete di diverse "pezze" a testimonianza di svariate precedenti forature)

il rapporto montato è un 52x16, per uno sviluppo metrico di ben 5,10 metri (urca...)

costo complessivo di questa "naked": 20 euro per le coperture (si poteva spendere molto meno, ma ho voluto fare il togo), 6 euro per la catena, un po' di vernice, una spugnetta abrasiva e qualche ora di lavoro. tutto il resto del materiale è di recupero, persino le viti e le "gemme" (i catarifrangenti).

e poi c'è chi compra una bicicletta del cavolo al supermercato per 90 euro e crede di aver fatto un affare. già.

preview

l'operazione graziella è a buon punto: telaio riverniciato nero opaco, cromature tirate a lucido, sella di recupero e piega in alluminio avanzata da un'altra bici.
gli altri pezzi sono già tutti pronti: devo solo trovare due coperture abbastanza cattive, poi monterò il tutto e sarò pronto per la ciemmona :-)

e adesso, chi pedala?


un uomo solo al comando. la solita fuga-bidone.