isole ecologiche?


riflessione fuori tema (ma non del tutto).
frequento le cosidette isole ecologiche a caccia di preziosi presunti rottami da recuperare: non solo bici, ma anche altre robe che meritano una seconda occasione prima di diventare rifiuti. come ad esempio un bel lampadario che ho salvato prima che venisse gettato nel cassone del vetro (inclusa la lampadina funzionante) e che presto farà bella mostra di sè nella cucina dell'appartamento nuovo, oppure la sedia su cui sono seduto, che è un'ottima sedia da ufficio con la sola colpa di avere una crepa nella scocca dello schienale. cose così.

il problema è che il regolamento delle isole ecologiche vieta di asportare qualunque materiale: tutto quello che viene conferito deve rimanere lì dov'è.
e questa cosa mi fa incazzare.
passi laddove le cooperative di gestione operano una cernita sui materiali che poi recuperano. ma spesso è tutta roba che va via come rifiuto: una bicicletta diventa ferro, una porta è solo legno, una damigiana è vetro, e così via. l'idea che prima magari si possano recuperare le cose e gli oggetti così come sono (la bicicletta, la porta, la damigiana) sembra non contemplata, addirittura è un reato.
quindi, per farla breve, ogni volta che me ne torno a casa con qualcosa sottobraccio commetto un furto. allora bisogna affinare la tecnica e imparare a conoscere "il nemico".

nella migliore delle ipotesi (la discarica del mio paese) l'addetto è "connivente", per cui puoi prendere quel che vuoi. infatti c'è una concorrenza pazzesca e i pezzi di bicicletta - per dire - van via come il pane, e per trovare del buono bisogna alzarsi all'alba come per andare a funghi.
ci sono posti (qui vicino, ci son stato ieri) dove l'addetto è un mastino ringhioso: bisogna andare per forza in auto e scaricare qualcosa (per dissimulare) e poi, quando lui è distratto, afferrare il rottame che si è adocchiato e infilarlo lesti nel bagagliaio.
l'esperienza di oggi è stata invece nuova: l'addetto mi ha bloccato mentre andavo via con quattro ruote di bicicletta in mano perché ci son le telecamere di sorveglianza all'ingresso (ebbene sì: il comune di reggio emilia sorveglia la monnezza con le telecamere...); quindi mi ha spiegato di entrare in auto, caricare quel che mi serve (lì le telecamere non tirano) e andar via fischiettando, mentre lui non guarda (!).
infine c'è la versione mercatino abusivo, dove l'operatore seleziona la merce migliore e allestisce il suo banchetto, poi arrotonda lo stipendio vendendo al miglior offerente: confesso che la mia sedia riciclata m'è costata 10 euri, sennò la prendeva un pensionato per 5. è stato comunque un buon affare.

1 commento:

Loredana Lavizzari ha detto...

Ciao,
allora è vero che non si può portare via niente.
Noi abbiamo provato a chiedere se potevamo trovare un alimentatore di un computer (il nostro si era fuso!) ed il tizio della piattaforma ha quasi chiesto un prezzo in cambio. Alla fine non abbiamo pagato perchè l'alimentatore trovato non andava. Però credo che sia una cosa ingiusta, impedire che dei cittadini trovino modo di riutilizzare pezzi che andrebbero buttati. Bisogna dire che se non fosse l'impiegato della piattaforma, sarebbero altri a fare questo commercio e quindi ci vorrebbe un maggior controllo sulla quantità di oggetti che uno può portare a casa. E forse questo sistema costerebbe così caro da considerare la "monnezza" quasi oro.
Ciao